domenica 31 maggio 2015

Minuetto per Mimì

Mia e la
sassaiola
dell'ingiuria
La vita complicata, sgargiante e aspra di Mia, è l'emblema di quanto sia stupido il mondo dello spettacolo, della sua banalità e delle sue superstizioni. Ma per sapere certe qualcosa, qualcuno deve pagare, anche con la vita. L’avevo incontrata alla Bussola un paio di mesi prima, in quel di Sanremo, dove era tornata per sfruttare la ribalta promozionale offerta da quel marchingenio fuori di testa che da troppi anni ci tortura e da qualche anno l'aveva rilanciata alla ribalta, come si suol dire. Un'intervista semplice e sincera, leggera e anche veloce, nulla di enfatico, condita da quei suoi sorrisini un poco sghembi e furbetti con cui amava trapuntare le parole nei discorsi che amava allungare per riuscire a dire tutto, senza lasciare indietro nulla.
Il primo         contratto
Nata a Bagnara Calabra nel '47, in una famiglia dominata da un padre professore prepotente, violento e probabilmente del tutto incapace d'amare. Mimì seguì poi la famiglia nelle Marche finché, dopo la solita gavetta fatta di concertini nelle balere, provini e partecipazioni a qualche festival di provincia, finalmente riuscì a strappare un contratto e si trasferì a Roma, con la madre e la sorella Loredana. Una fuga dall'orrore, più che un trasloco. Provarono a lanciarla come scanzonata ragazza yèyè, ma lei e la sua voce erano di tutt'altra pasta. Alla fine degli anni Sessanta l'inquieta Mimì ancora non aveva trovato la sua strada. Bazzicava con la sorella e Renato Zero nel giro del Piper, finché, col nuovo nome di Mia Martini, riuscì a realizzare un album destinato a segnare la svolta decisiva.
La deficenza
illimitata
"Oltre la collina", fra mille sventure, vicissitudini, guai d'amore, odissee di ogni genere, tristezze famigliari soprattutto con suo padre, disgrazie, sofferenze per il suo spirito libero che non eguale a nessuno, tribolazioni con molti suoi colleghi riguardo al fatto che portasse iella e chiunque le parlasse ne rimaneva contagiato, uscì nel 1971 come album-concept dove il filo conduttore era la solitudine giovanile, tema molto sentito in quegli anni.
La più feroce
E' il primo album musicale di Mia Martini, pubblicato nel 1971 dalla RCA Italiana. Ma chi furono gli autori che crearono questa situazione? I nomi si sanno, ma non si fanno mai. E noi questa volta li facciamo, per quelli che sappiamo per certo: Parte Patty Pravo, Claudio Baglioni, Donatella Rettore, Anna Oxa, l'ex patron di san Remo Adriano Aragozzini, ma la più feroce nell'accanirsi contro Mia dicendo che portava iella, fu Iva Zanicchi sicuramente!. Bisogna dire che la signora della canzone, Ornella Vanoni, che prendendo sempre le parti di Mimì quand’era, ha dimostrato ancora una volta di essere una delle star più grandi, anche a livello umano.
Fu uno dei primi che parlarono male di Mia
Oltre la collina comprende molte cover (tra cui The lion sleeps tonight), e altrettanti brani scritti da un giovane e sconosciuto Claudio Baglioni: in Gesù è mio fratello viene affrontato con grande intensità, il tema della fede. Un disco difficile nei suoni e nelle tematiche, e tuttavia perfetto per dare alla sua potente, intensissima vocalità la ribalta che serviva, ma che non meritava trovarsi una notte con 10 grammi di cocaina abbandonata da tutti i tanti "amici", prima seviziata a parole, poi nei fatti tramite multe impagabili per il prezzo fino a portarla al lastrico.
L'album subì varie censure da parte della RAI. La vergine e il mare tratta di uno stupro e il testo di Padre davvero fu giudicato dissacrante, e venne modificato, ossia snaturato della sua autentica violenza nei confronti di una minore, che non fosse lei quelle bambina siamo qui ora a domandarci? Fu un successo il disco, ma la ferita da artista per le modifiche erano laceranti nell'anima di Mimì, erano la ferite più profonde.
La sua voce, intensa e struggente colorata di mille sfumature, ci ha accompagnato per molti anni. Spesso l'abbiamo vista scomparire per lunghi periodi, poi l'ennesima risalita
Diranno parole rosse     come il

il sangue nere come la notte
Domenica, Rita Adriana Bertè detta Mimì, in arte Mia Martini, sembrava ancora nascondere sotto quel cappotto cammello tutti i travagli di una vita complicata, sgargiante quanto un quadro del suo conterraneo Umberto Boccioni, aspra e travagliata come un romanzo verista, irrisolta come un rebus. Una vampa d’agosto, per dirla con lo scrittore Camilleri.
Il successo le arrivò in braccio, con quella voce  tersa e cristallina, al momento pure aggressiva, direi che è fatto normale. Doveva promuovere un nuovo disco, un altro in cantiere e un progetto con Mina. Nessuno avrebbe mai immaginato che da lì a qualche settimana il fragile filo che fino a quel momento aveva tenuto insieme la sua vita si sarebbe spezzato per sempre.
    Troppo cara la felicità per la mia ingenuità.
Probabilmente la "sfortuna" potrebbe anche essere considerata un atteggiamento dei soggetti che invidiavano il talento canoro di Mia. Ovvero uno status mentale, comportamenti quali, valutazioni superficiali, scarsa attenzione per l'ambiente circostante, errata percezione di fenomeni o un modus operandi inadeguato e fuori luogo per circostanze, tale da aumentare di molto la probabilità che un evento negativo si verifichi. una spirale maledetta, iniziata da un cicaleccio maledetto, fatale per Mia.
L'invidia non è altro che odio
per la     superiorità altrui
Ad esempio, "passare sotto una scala" non porta sfortuna di per se, ma rispetto al passare lontano da essa, aumenta la possibilità che cada in testa allo "sfortunato" passante, qualche oggetto, specialmente se è distratto. Ai suoi funerali, celebrati 20 anni fa il 15 maggio a Busto Arsizio, presero parte centinaia di suoi fan, addirittura quattromila persone, tra cui un buon numero di persone dello spettacolo e colleghi del panorama musicale, molti tra questi in vita ne hanno dette di tutti i colori della calabrotta doc, che maledetta qualcuno l'ha dipinta mentre, a mio avviso, era "santa" nella suo disagio a cielo aperto e davanti agli occhi di tutti. E' un fardello pesante da portare per chi non ce la fa. Che ne dite voi?
La      bara 
coperta
da una bandiera del Napoli, la squadra per cui faceva il tifo. La salma venne cremata, secondo il desiderio dell'artista. Per volontà del padre, invece, le sue ceneri si trovano nel cimitero di Cavaria con Premezzo, ma i rapporti con lui non avevano alcuna valenza, e poi si sa che aveva sempre strane idee verso quella figlia più grande di poco dell'altra. Pensa che riposi nella tomba coi nonni e li pensa di andarla a trovare. In ogni caso, ora, riposa anche la tua tristezza, dolce Mia, per goderti la gioia eterna per ci ha sofferto troppo in questa vita.
Altro cantante che non ha voluto bene a Mia
L'"amore" per Fossati
I rapporti con il suo grande amore Ivano Fossati, dopo un avio meraviglioso, dove le sembrava di aver trovato il suo uomo, le cose si complicano rovinosamente. In seguito a questo sfuma una sospirata collaborazione con Pino Daniele che prevedeva la realizzazione di un intero album. La stessa Mia ricorderà così quell'episodio: “Era iniziato su basi dolci, l'affetto ci usciva da tutti i pori, poi le note assunsero tonalità sanguinolente e catastrofiche. Il rapporto con Ivano divenne la sua disperazione. E avevo il mio bel da fare con questo campo minato. Al termine era solo guerra”. 
Ivano Fossati e Mia Martini
Non
era vero
Aveva un contratto con un’altra casa discografica e ha dovuto romperla. Perché era geloso, dei dirigenti, dei musicisti, di tutti. Ma soprattutto era geloso di me, come cantante. “Diceva che mi voleva come donna, ma non era vero, infatti non ha voluto nemmeno un figlio da me e la prova d’amore era abbandonare del tutto anche la sola idea di cantare e distruggere Mia Martini”. Mia era combattuta come un'ancestra impressionabile. Il fatto che ci fossero tutti quei debiti da pagare era il mio alibi per non smettere.
Canto           alla
 Luna
Il successo era ormai dietro l'angolo. L'anno dopo arrivò la mitica Piccolo Uomo, che le valse la vittoria al Festivalbar, e dopo qualche mese Donna sola sfiorò la vetta delle hit-parade nostrane. Nel 1973 il botto definitivo, con Minuetto, scritta su misura per lei da Dario Baldan Bembo e Califano. Mia rivince il Festivalbar,  domina per mesi le classifiche e si lancia anche sui mercati europei. Sono i suoi anni migliori, i colleghi la stimano, i discografici la coccolano, i francesi la paragonano ad Edith Piaf, i tedeschi la adorano. Ma Mimì è spirito libero, sicché fa sempre più fatica ad accettare le regole del music-business. Così molla la milanese Ricordi e torna alla romana Rca, ma viene citata per inadempienze contrattuali e le tocca pagare una penale che la riduce quasi sul lastrico. Nel frattempo aveva conosciuto Ivano Fossati e i due avevano avviato un proficuo sodalizio artistico (e un travagliato rapporto sentimentale che proseguì per quasi un decennio) che la segnerà per sempre.
"La mia vita era diventata impossibile. Qualsiasi cosa facessi era destinata a non avere alcun riscontro e tutte le porte mi si chiudevano in faccia. C'era gente che aveva paura di me, che per esempio rifiutava di partecipare a manifestazioni nelle quali avrei dovuto esserci anch'io. Mi ricordo che un manager mi scongiurò di non partecipare a un festival, perché con me nessuna casa discografica avrebbe mandato i propri artisti. Eravamo ormai arrivati all'assurdo, per cui decisi di ritirarmi". (Mia)
Mia, non finisce
mica il cielo!
Il successo svapora ed è sempre più lontana dai giri che contano, soprattutto per l'assurda etichetta di iettatrice che le era stata affibbiata da Patty Pravo e Fred Bongusto, per far 2 nomi fra i tanti, altre come lei. Furono il coraggio e la cocciutaggine di Pippo Baudo a metter fine al suo esilio coatto, quando la volle al Sanremo del 1989. Mimì ci andrà con Almeno tu nell'universo (un brano scritto da Lauzi nel lontano '72 e mai pubblicato). La nuova decade la vide rilanciarsi alla grande, sia a livello di vendite che di credibilità artistica.
I grandi cantautori
nostrani facevano a gara per scriverle brani su misura o offrirle le loro perle. Altri dischi, tournée, apparizioni televisive, ancora Festival a certificare il ruolo di miglior interprete della canzone d'autore italiana. Nel frattempo Mimì era riuscita a riconciliarsi col padre ed aveva deciso di trasferirsi in un paesino vicino a Varese proprio per vederlo più spesso. E fu proprio in quell'appartamento che la trovarono i carabinieri, allertati dagli amici preoccupati da troppi giorni di silenzio. Era il 14 maggio del 1995. Collasso a seguito di un'overdose, si scrisse all'epoca, ma ancora oggi restano parecchi punti oscuri. Vent'anni dopo, Mia Martini - cui nel frattempo è stato dedicato il "Premio della Critica" a Sanremo - è più viva che mai.
   Maledetta sfortuna
Renato Zero, Ruggero ed i Negramaro le hanno dedicato il dedicato canzoni, Gilda Giuliani addirittura un musical e sparsi per l'Italia ci sono vie e teatri, monumenti e parchi in suo onore, per non parlare dell'omonima onlus voluta dalla sorella Loredana per mantenerne vivo il ricordo. Certo è che questa piccola grande donna ha saputo lasciare il segno nel cuore del suo tempo e anche nel nostro. Perché in ogni sua canzone sono ancora racchiuse le stimmate dei suoi travagli e inquietudini, ma anche lo splendore sempiterno di una grande artista dalla voce altalenante dal basso ad acuti impressionanti, tanto che ancora in alcuni licei di musica, la portano ad esempio come tonalità, solo Mina le stava appresso, il resto erano tutte molto meno.